Negli ultimi anni, la competizione fiscale tra paesi ha portato molte grandi aziende a trasferire i propri profitti in stati con tassazione agevolata.
Con l’obiettivo dichiarato dai Governi di riequilibrare il sistema e garantire una tassazione più equa a livello globale, è nata la Global Minimum Tax, un’imposta minima del 15% per le grandi imprese che operano su scala internazionale.
Ma cosa significa questo per la supply chain? Quando un’azienda produce in un Paese a bassa tassazione e poi spedisce merci in più Paesi, spesso parte del valore creato (parliamo ad esempio di stoccaggio, trasporto, logistica) avviene dove la tassazione è favorevole. La nuova tassazione minima può quindi influenzare:
In questa guida ti spiegheremo cos’è la Global Minimum Tax, come funziona e soprattutto quali implicazioni ha per chi gestisce magazzini, import/export e spedizioni internazionali.
La Global Minimum Tax è una misura fiscale internazionale nata con l’obiettivo di impedire che le grandi imprese multinazionali trasferiscano i propri profitti nei cosiddetti “paradisi fiscali”, ovvero Paesi a fiscalità agevolata. È stata promossa dall’OCSE e sostenuta dal G20 per garantire un livello minimo di tassazione, pari al 15%, sui profitti generati dalle multinazionali, ovunque si trovino.
Il principio è semplice: anche se un’azienda decide di localizzare parte delle sue operazioni (come stabilimenti, magazzini o sedi legali) in un Paese a tassazione più bassa, sarà comunque soggetta a un’aliquota minima globale, pagata nel Paese in cui effettivamente genera valore o realizza vendite.
L’obiettivo dichiarato che c’è dietro alla normativa è quello di rendere più equo il sistema fiscale globale, ma come abbiamo visto, ciò ha anche impatti concreti sulla logistica e sulla gestione delle spedizioni. Per esempio, una multinazionale che oggi spedisce merci da un magazzino situato in una zona a bassa imposizione fiscale potrebbe dover rivedere le proprie strategie logistiche, se la convenienza fiscale dovesse venir meno.
Il secondo pilastro del framework OCSE-G20, noto come Pillar Two, introduce un sistema di tassazione globale minima del 15% per le grandi multinazionali con un fatturato consolidato superiore a 750 milioni di euro annui.
Il meccanismo si basa su due concetti fondamentali:
Tecnicamente, quindi, se una controllata di un gruppo multinazionale opera in uno Stato con tassazione bassa, la capogruppo (o un'altra entità del gruppo) dovrà integrare la tassazione fino a raggiungere il 15%. Questa misura rende meno vantaggioso sfruttare Paesi con fiscalità agevolata come hub logistici o sedi secondarie.
La Global Minimum Tax si applica principalmente alle grandi multinazionali con un fatturato annuo globale superiore a 750 milioni di euro.
Di fatto, ciò significa che non sono coinvolte solo le big tech o i giganti dell’e-commerce, ma anche tutte quelle realtà che, grazie all’internazionalizzazione, gestiscono filiali, centri di distribuzione, hub logistici e piattaforme operative in più nazioni. Anche alcune aziende del settore logistica e spedizioni, se di dimensioni adeguate, possono rientrare nel perimetro della norma, soprattutto se strutturate in gruppi societari con sedi all’estero.
Anche per le imprese italiane, quindi, la Global Minimum Tax può diventare un tema rilevante, specie se esportano, operano tramite marketplace internazionali o fanno parte di gruppi più ampi.
Per affrontare correttamente l’introduzione della Global Minimum Tax, le aziende devono dotarsi di strumenti e competenze specifiche.
Come puoi immaginare, la compliance al Pillar Two coinvolge anche la governance, la reportistica finanziaria e, in molti casi, la supply chain.
Ecco cosa devono fare concretamente le imprese:
Anche se la Global Minimum Tax è una misura fiscale, le sue conseguenze si estendono ben oltre l’ambito contabile e possono influenzare concretamente la gestione della supply chain e delle spedizioni internazionali.
Molte multinazionali hanno costruito i propri modelli di distribuzione tenendo conto anche delle agevolazioni fiscali offerte da alcuni Paesi. Con l’introduzione di un’aliquota minima globale, non sarà più così conveniente centralizzare le attività logistiche in territori a bassa tassazione. Questo potrebbe portare a una riorganizzazione delle filiere, con una maggiore attenzione a fattori operativi come i tempi di consegna, la vicinanza ai mercati di sbocco e l’efficienza logistica.
Per gli operatori del settore eCommerce e per le aziende che vendono all’estero, questo scenario si traduce nella necessità di ripensare anche la strategia di spedizione: scegliere partner affidabili, ottimizzare le rotte, confrontare tariffe e tempi di transito diventa ancora più essenziale.
Piattaforme come spedire pro by alsendo possono offrire un supporto concreto in questo contesto, permettendo di gestire più corrieri, automatizzare le spedizioni e monitorare i costi in modo trasparente e centralizzato.
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