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Come spedire fuori dall’Unione Europea: il calcolo dei dazi doganali

Scritto da Il team di Spedire.com | 02 ottobre 2018

Se la vostra azienda o il vostro ecommerce hanno vocazione internazionale (che non vuol dire per forza gestire un'impresa di medie o grandi dimensioni) allora avete senza dubbio a che fare con una serie complessa e non sempre “business friendly” di problematiche cui vi affacciate quotidianamente. Stiamo parlando della vendita, e quindi spedizione, di merci all'estero.

Organizzare e preparare una spedizione di prodotti al di fuori del suolo italiano comporta i medesimi processi che vengono utilizzati per una spedizione nazionale: si imballa, si contatta il corriere o il servizio di spedizioni e gli fa recapitare il prodotto richiesto dal cliente straniero.

La differenza vera si innesta a livello burocratico ed economico in quanto il passaggio da uno stato all'altro potrebbe implicare documenti, tasse e dazi, oltre a un costo maggiore del servizio di spedizione dovuto ai km e alla maggiore tempistica. L'aspetto burocratico nello specifico diviene una realtà pressante e in alcuni casi molto complessa quando si intende spedire in paesi al di fuori dell'Unione Europea, quindi esclusi dagli accordi vigenti che limitano la portata interna alla UE della dogana.

Se da una parte non risulta essere troppo complicato la preparazione e compilazione dei documenti necessari, diventa tutto più difficile quando si deve effettuare il calcolo dei dazi doganali. Per arrivare a rispondere a questa domanda è necessario evidenziare tutta la serie di passaggi burocratici che portano a una spedizione extra-UE e i protagonisti coinvolti, in quanto capaci di dare le ragioni dei dazi stessi.

La dogana: fra sicurezza e cavilli

Siamo abituati a vedere la dogana come quella “barriera” da passare quando prendiamo l'aereo verso un paese estero o quando attraversiamo in auto il confine con un paese non aderente all'Unione Europea. Eppure tra i compiti dell'ente pubblico c'è anche il controllo in entrata e uscita delle merci spedite per ragioni private e commerciali, con l'obiettivo di evitare l'ingresso di oggetti pericolosi o vietati.

Questo è un discorso che vale in generale, se dovessimo parlare nello specifico del ruolo e dell'operatività dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli scopriremmo che non è l'ente a gestire il servizio di controllo postale, che è invece demandato alle Poste Italiane (le quali sono ovviamente responsabili in toto delle operazioni di sdoganamento).

L'unico compito in mano all'Agenzia riguarda l'aspetto prettamente burocratico e quindi inerenti documenti ed esecuzione di controlli tramite il sistema di codici TARIC. Questo sistema infatti è in grado di verificare e identificare ogni oggetto, consentendo una successiva valutazione per un possibile blocco del pacco, il calcolo dei dazi doganali e la loro applicazione per finire con l'eventuale via libera.

Le implicazioni di una spedizione extra UE

La dogana entra dunque in gioco quando si spediscono merci e prodotti al di fuori della UE (dato che all'interno vige il libero scambio), sia in uscita che in entrata, coinvolgendo dunque l'ente del paese di provenienza come quello di destinazione.

Per entrare maggiormente nel merito, dobbiamo delineare tutti gli aspetti che entrano in campo quando si procede con tale tipo di spedizione:

  • Limiti e restrizioni merceologiche
  • Documentazioni da allegare
  • Dazi doganali

Sono 3 fattori che possono variare fortemente in base al paese di partenza e destinazione: le norme non sono uguali in ogni paese (stante la presenza di accordi internazionali che semplifichino gli scambi o le transazioni). Per cui mentre potreste trovare più semplice spedire in America a causa di accordi in essere, fare la medesima cosa in paesi burocraticamente più complessi e chiusi, come la Cina e altri paesi emergenti, richiede qualche attenzione e pratica in più da espletare.

Il primo passo, consigliatissimo da parte nostra, è quello di accedere al portale della Commissione Europea con la banca dati relativa all'accesso ai mercati in cui è possibile verificare tasse applicate (e quindi calcolo dei dazi doganali), procedure e altre informazioni cui attenersi.

Cosa si può spedire all'estero

Un primo importante passo verso la preparazione della vostra spedizione fuori dall'Unione Europea è una semplice verifica: la merce che avete venduto e che dovete spedire nel tal paese (ma anche solo il regalo per un vostro parente o amico) è inserita fra le liste di oggetti proibiti o soggetti a restrizioni (e quindi anche capaci di arrecare danni a uomo, ambiente o altre spedizioni)?

Alla domanda, che possono tranquillamente evadere in positivo le aziende di articoli comuni come abbigliamento, scarpe, giocattoli, ecc, va risposto in maniera puntuale ed esatta per non correre il rischio di ritrovarsi la spedizione bloccata in dogana o addirittura distrutta. Un esempio pratico e particolare viene da paesi come Australia e Nuova Zelanda che, vantando una biodiversità unica al mondo, si ritrovano leggi riguardanti l'importazione di merci davvero restrittive e atte a proteggere quel loro patrimonio faunistico e floreale (soprattutto per quanto riguarda materie prime naturali, alimenti, ecc).

Anche in questo caso non mancano gli strumenti di consultazione online, dalle liste presenti nei siti di tutti i corrieri e servizi online per finire con quelle associazioni o enti di settore. La IATA (International Air Transport Association) ad esempio, che riunisce attorno a sé circa 300 linee aeree (oltre l'80% dei voli nel mondo), ha un sezione apposita per le spedizioni transoceaniche.

In genere va ricordato che alcuni paesi propongono divieti e restrizioni particolari (come nel caso dei 2 sopra) più o meno stringenti, su cui è bene informarsi senza lasciare nulla al caso: differenze che si possono attuare anche per la documentazione e il calcolo dei dazi doganali.

La documentazione da compilare

Dato per assodato che avete venduto e state per spedire un prodotto il cui ingresso è consentito nel paese di destinazione, va chiarito un altro aspetto burocratico e di sicurezza, quello inerente la documentazione. In genere per inviare qualcosa al di fuori dell'Unione Europea è necessario redigire con cura maniacale la fattura commerciale (o pro forma per invii privati) e la dichiarazione di libera esportazione, allegando con esse una copia del vostro documento. Qui c'è una delle differenza più macroscopiche rispetto a una spedizione nazionale o interna all'UE, per le quali basta una lettera di vettura.

La fattura nello specifico riveste un'importanza capitale, rappresenta in un certo senso il passaporto della vostra spedizione. Riporta infatti tutti i dati relativi al contenuto, al mittente e al destinatario e la sua compilazione deve essere attenta e precisa, altrimenti si rischia di incorrere in problematiche con la dogana. La seconda invece è una semplice di dichiarazione di responsabilità da parte del mittente.

Al di là di queste indicazioni generali, è importante specificare che esistono paesi verso i quali è necessario ampliare la documentazione necessaria o espletare ulteriori obblighi burocratici. In Cina ad esempio, in base al prodotto spedito, viene richiesta la China Compulsory Certification (una certificazione di qualità e sicurezza), un numero di registrazione doganale e una procura (denominate Customs Registration e Power of Attorney). Una serie di cavilli da rispettare se volete che al vostro destinatario cinese, probabilmente vostro cliente, arrivi la merce acquistata.

Cosa scrivere nella fattura?

La fattura è un documento internazionale, la sua compilazione va quindi eseguita rigorosamente in inglese. Oltre a descrivere in maniera precisa il contenuto e le ragioni della spedizione, deve indicare dati personali e indirizzi di mittente e destinatario. Ciò avviene seguendo una generale suddivisione per gruppi di voci che riassumiamo brevemente.

  • Mittente: nome e cognome, indirizzo, numero telefonico e codice fiscale (o partita iva) di chi spedisce.
  • Destinatario: i medesimi dati del mittente ma relativi al destinatario.
  • Dettagli della spedizione: ragioni per l'esportazione, codici relativi alla spedizione (compreso quello per il tracciamento) e le eventuali condizioni di vendita.
  • Dettagli del pacco: numero di unità, descrizione dettagliata del contenuto, codici doganali, valore di ogni singolo contenuto.
  • Costo e informazioni sul valore: valore totale del contenuto, spese di trasporto, di assicurazione, totale fattura, numero colli e altre spese.

Come è facile notare la descrizione avviene per gruppi e categorie, richiede di essere precisi e di non lasciare nulla al caso: è su questi dati in fondo che i funzionari si basano per il calcolo dei dazi doganali e di altre eventuali tassazioni (dipende ovviamente dal tipo di merce o spedizione).

Evitate l'utilizzo di categorie generiche come regalo o definizioni di valore del contenuto con reali: rischiereste solo di avere problemi con la dogana.

Calcolo dei dazi doganali: cosa c'è da sapere prima

Come abbiamo specificato sopra, il ruolo di controllo delle merci da parte della dogana in caso di spedizione al di fuori dell'Unione Europea implica anche il calcolo dei dazi doganali e la loro applicazione in base alla tariffa, unitamente alla verifica di eventuali franchigie. Una situazione capace di diversificarsi in maniera anche ampia a seconda del paese di destinazione, come potete già comprendere in buona parte consultando il sito dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Abbiamo citato la tariffa doganale e la franchigia, è importante specificare di cosa si tratti e la loro importanza relativa ai dazi.

  • Tariffa doganale: rappresenta semplicemente l'elenco di tutte le merci suddiviso in categorie, ognuna di queste a sua volta identificabile da un codice. È inoltre composta di 3 parti: la descrizione della merce, l'elenco delle limitazioni a esportazione e importazione, l'elenco delle tasse applicabili.
  • Franchigia: identifica le casistiche secondo cui alcune merci vengono esentate, in base a situazioni specifiche, dal pagamento dei dazi. Ciò può avvenire per esempio negli scambi fra uffici statali, sedi diplomatiche o organismi internazionali, nel caso di effetti personali appartenenti a persone che prenderanno la cittadinanza di destinazione e altre situazioni particolari.

Il dazio è un tributo

La riscossione o richiesta del dazio avviene alla dogana in base al valore del bene soggetto a imposta. Coinvolge sia ragioni private che commerciali, a prescindere dunque dalle ragioni della spedizione ma assume ovviamente un valore notevole quando si tratta di importo o export commerciale, in quanto diventa un fattore rilevante da calcolare per ragioni quantitative.

Può differenziarsi in base al valore del contenuto della spedizione, del paese di origine o della stessa quantità, in ogni caso la sua “natura” rimane tributaria e si applica nel momento in cui viene dato il via libera alla spedizione, ovvero quando la dogana non registra irregolarità tali da dover bloccare il pacco o addirittura distruggerlo: dipende in buona parte da quanto siete stati attenti con la documentazione e le restrizioni vigenti.

Alla risoluzione di tutte le pratiche doganali viene applicato il dazio che, ricordiamo, è normalmente incluso nel costo di spedizione dal corriere prescelto, quindi generalmente pagato dal mittente/acquirente per prodotto. Non è raro che a causa di accordi commerciali tale tributo venga suddiviso fra le parti o addirittura sostenuto dal mittente/venditore stesso, ma sono situazioni meno comuni.

In ogni caso un suggerimento importante va delineato: se vendete all'estero potrebbe risultare a dir poco fondamentale per il vostro business segnalare sempre questa variabile (e la sua consistenza) al prezzo della vostra merce, aiutando in tal modo i vostri clienti e promuovendo una maggior chiarezza nei loro confronti (sempre ben accetta).

Come calcolarlo?

Veniamo al dunque: abbiamo compreso che il calcolo dei dazi doganali avviene generalmente applicando le norme del paese cosiddetto di transito ed estrapolando una percentuale relativa al valore della spedizione o alle quantità. Detta così appare forse troppo semplice, ma non è nemmeno troppo complesso e si basa tutto su un sistema di codici internazionale.

In questo caso ci viene in soccorso ancora una volta il portale della Commissione Europea con il suo Market Access Database, nello specifico la pagina Tariffs and Rules of Origin. Al suo interno è presente un form da compilare con il codice doganale dei prodotti che si intende esportare (da 4 a 6 cifre in base alla tipologia) e il paese di destinazione.

Inserendo i dati richiesti si accede a una pagina in cui viene riepilogato il valore totale da pagare in percentuale secondo lo specifico prodotto che si intende esportare e su cui quindi potete impostare il vostro calcolo dei dazi doganali. Non confondetevi dalla presenza delle due colonne con percentuali differenti: una fa riferimento al Most Favourite Nation rate (MFN), l'altra al General rate (GEN). La prima riguarda infatti i paesi membri del WTO (l'Organizzazione Mondiale del Commercio) e quelli con cui sono presenti accordi commerciali, la seconda invece viene applicata in casi particolari (come nel caso degli Stati Uniti e delle frizioni nei confronti di Cuba e Corea del Nord) o in cui semplicemente non attivi degli accordi.